Potremmo mai sostenere la pur minima conversazione con un turista straniero se non ne conoscessimo la lingua?

La risposta è ovvia: no!

Eppure, quando si tratta del nostro amico a quattro zampe le cose non sono più così ovvie.

Ci stupiamo che, nonostante la chiarezza e la semplicità delle parole che usiamo, non ci comprenda subito e non si comporti di conseguenza.

E quando insistiamo o alziamo il tono della voce per ottenerne l'attenzione e questi, per tutta risposta, "gira lo sguardo" dall'altro lato, "socchiude gli occhi" e si mette a "sbadigliare", il nostro stato di frustrazione sale vertiginosamente inducendoci a riflettere sulla "stupidità" del nostro animale.

Quanto ci sbagliamo.

E se scoprissimo che quegli atteggiamenti e quei segnali che interpretiamo come disinteresse costituissero, invece, un preciso linguaggio "non verbale" con il quale il nostro "Fido" cerca di comunicarci tutt'altro?

Beh, provate a leggere l'articolo "Come impara il cane" e vedrete che, poi, la penserete in maniera diversa.

L'articolo fa parte degli otto regalatici dal dottor Enzo Gioioso (veterinario e socio fondatore dell'ASCIL) che costituiscono, altresì, l'ossatura dei suoi seminari sulla "Prevenzione e controllo del randagismo attraverso una corretta conoscenza del cane" .

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