-“Ciao, sono Daniele”.
-“Piacere, Tony”.
-“Mi hanno detto che la vostra associazione si occupa di tartufo e vorrei saperne di più, anzi, vorrei iscrivermi”.
Detto fatto.
Daniele di Palma, wine tour & transfers della costiera amalfitana, non ama perdere tempo e va dritto al sodo.
In uno dei suoi viaggi in Basilicata, in luoghi in cui solo lo stridere del falco pellegrino rompe gli ovattati silenzi di monti maestosi e di placide valli, Daniele scopre, dal suo amico Antonino (B & B “Le Cascate” – Pierno, PZ), che quella splendida terra è generosa anche di preziosi e profumatissimi tartufi.
Per saperne di più incontra il dr. Antonio Pagano, vice presidente di un’associazione lucana che si occupa di divulgare la cultura del tartufo in un’ottica di salvaguardia dell’ambiente e di tutela della natura.
Dopo pochi minuti, condividendone in pieno gli scopi e le attività, chiede d’ iscriversi all’Associazione Sostenitori della Cultura Idnologica Lucana (A. S. C. I. L.) e già pensa di mettere a parte della sua scoperta i suoi concittadini.
In qualche mese di frenetica attività, coinvolgendo amministratori locali, case vinicole, chef, albergatori, l’Associazione Italiana Sommelier e l’A.S.C.I.L riesce ad organizzare, a Furore, presso la sala Federico Fellini, la tavola rotonda “Agricoltura e Turismo: un matrimonio che s’ha da fare” per cercare di superare, come auspicato dal Sindaco di Furore Dr. Raffaele Ferrraioli, il “monoteismo” della coltivazione del limone ed introdurre colture nuove capaci di ammaliare ed attrarre quel turismo che troppo spesso, nel passato, come uno sposo riottoso e sleale, ha sedotto ed abbandonato la tradizionale agricoltura amalfitana.
Durante l’evento culturale, che è stato seguito con interesse da molti furoresi e cittadini di comuni limitrofi, si sono avvicendati a parlare il giornalista e moderatore Dr. Mario Amodio, il nutrizionista Dott. Giovanni Acampora che ha evidenziato la possibilità d’introdurre o diffondere maggiormente nell’area alcune nuove colture (come, per es., l’asparago selvatico, lo zafferano ed fico d’India), il sommelier Sig. Antonio Amato, lo psicoterapeuta Dr. Giovanni Madonna che ha parlato della sua esperienza come coltivatore di zafferano e produttore di formaggio (castrone furorese), il responsabile del Distretto turistico della costa d'Amalfi Sig. Andrea Ferraioli ed il Prof. Gian Luigi Rana, presidente dell’A.S.C.I.L Quest’ultimo ha parlato della natura del tartufo, della sua biologia, delle specie commercializzabili e della possibilità di coltivarlo in presenza di determinate condizioni pedologiche e climatiche.
Ed è proprio per verificare sul campo alcune di queste condizioni e la materiale presenza di tartufi che, con l’aiuto della splendida Scilla, cane da tartufi appositamente addestrato, gli esperti dell’A.S.C.I.L hanno perlustrato alcuni territori del circondario rinvenendo, in alcuni di essi, ben quattro tipologie di tartufi: Tuber borchii, Tuber rufum, Tuber escavatum e parecchi esemplari di piccoli funghi ipogei appartenenti al gruppo tassonomico delle Genea.
D’obbligo, a questo punto, la domanda che rivolgiamo al Prof. Rana: “E’ dunque possibile la coltivazione di tartufo nei nostri territori?”
Prof. Rana: “La specie di tartufo che è più facile coltivare e che offre maggiori percentuali di successo è, senz’altro, il Tuber aestivum Vittadini, detto volgarmente “scorzone”, “maggengo” o “tartufo estivo”. Questo tartufo matura da maggio in poi e per verificarne la presenza sul territorio sarà necessario effettuare ulteriori esplorazioni in primavera inoltrata. Se nelle escursioni che effettueremo nei prossimi mesi riusciremo ad individuare aree che lo producono naturalmente, non sarà affatto azzardato pensare che, con i giusti accorgimenti, si possa programmare, poi, l’impianto e la conduzione di tartufaie coltivate anche in questi luoghi. L’A.S.C.I.L., tramite i suoi esperti, fornirà il dovuto supporto scientifico per la corretta valutazione della sussistenza delle condizioni pedoclimatiche indispensabili per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato”
A maggio dunque.
E speriamo che il tartufo, se presente, possa costituire una nuova opportunità affinché la sedotta ed abbandonata “agricoltura” sposi, finalmente, il suo amato “turismo”.
A vantaggio di quanti volessero approfondire le proprie conoscenze sul tartufo, segnaliamo il sito dell’A. S. C. I. L. www.profumodilucania.it, il nr. 331/3689892 ed i libri “Umbria Terra di Tartufi” (di B. Granetti et al, 2005) , “Le risorse tartuficole nel Sannio” (Autori vari, 2007) e “Manuale di tartuficoltura” (di M. Bencivenga e L. Baciarelli Falini, 2012).